Lo scorso sabato 7 maggio ad Altavilla un incontro per conoscersi e per individuare le esigenze e criticità emerse da entrambe le parti a tre mesi dallo scoppio del conflitto.
Lo scorso sabato 7 maggio la Caritas diocesana di Alba ha voluto incontrare le famiglie ucraine ospitate da altrettante famiglie albesi, a fronte dell’emergenza umanitaria dovuta al conflitto attualmente in atto.
L’incontro era innanzitutto l’occasione per conoscersi personalmente, ma anche per far emergere i bisogni, le esigenze e le criticità, da entrambe le parti, a tre mesi dall’arrivo dei profughi ad Alba.
Una delle criticità principali che è emersa, da ambedue le parti, è legata alla burocrazia: problematiche di tempo nel riuscire a mettersi in regola con tutti i documenti necessari per poter risiedere in Italia, ma anche per poter accedere alle cure mediche o inserire i bambini a scuola.
In linea di massima tutto procede per il meglio, anche se non sono mancate delle lamentele, alcune frutto principalmente di dubbi, come ad esempio tutto ciò che è legato ai contributi pubblici.
Il contributo statale riconosciuto attraverso il portale della Protezione Civile nazionale, in realtà attivato solo nei giorni scorsi, pur se annunciato diverso tempo prima, avrà infatti una durata di soli 90 giorni.
Un’ altra richiesta che è emersa riguarda gli spostamenti quando richiesti per fare documenti o cose simili, poiché diverse famiglie ospitano nuclei composti da più di tre persone, il che comporta una difficoltà nel muoversi in automobile. Ora che sta arrivando il caldo emerge il problema dell’abbigliamento, perché quando sono partiti dall’Ucraina i profughi indossavano abiti invernali ed ora chiedono la possibilità di fare il “cambio dell’armadio”.
Inoltre, la maggior parte dei profughi parlano, al momento, solo la loro lingua madre: l’ucraino.
Da parte degli ospitati comunque in linea di massima non ci sono grosse problematiche, tutti sono contenti e ringraziano per quello che gli viene offerto. Sperano quasi tutti di poter essere in grado di lavorare quanto prima, per poter almeno contribuire e ricambiare in qualche modo l’ospitalità. Allo stesso modo c’è il desiderio di poter fare ritorno quanto prima in patria.
Più che di vere e proprie criticità possiamo parlare di dubbi e difficoltà, come quelli di una ragazza ucraina che in patria avrebbe dovuto effettuare un piccolo intervento chirurgico, programmato per il mese di marzo scorso. Al momento non sono ancora regolarizzati dal punto di vista del permesso di soggiorno, che, come sappiamo, comporta prima la registrazione in Questura, poi la trasmissione dei dati all’Asl di riferimento, quest’ultima a quel punto li dovrà inserire nel sistema sanitario regionale e assegnare un medico di famiglia. Finito questo iter, l’assistito dovrà, come ogni cittadino piemontese, chiedere al medico di famiglia un’impegnativa per una visita specialistica,
rivolgersi al Cup e seguire la procedura, a volte più che altro una trafila, che chiunque di noi segue in un caso similare. La domanda (preoccupata) della ragazza a questo punto in sostanza è stata: “dovevo operarmi a marzo, se devo fare tutto questo, quando potrò essere operata”; La Caritas si sta adoperando per cercare di dare, per quello che possono essere le proprie competenze, il giusto aiuto e supporto, sia alle famiglie ospitanti che a quelle ospitate, se non altro
cercando almeno di rispondere alle loro domande e, spesso e volentieri come fa lo stesso don Mario Merotta, trovando anche le possibili soluzioni o facendosi portavoce delle istanze stesse.
Video-intervista di don Mario Merotta:
Video-intervista di Halyna Pavlish (Volontaria interprete)
Galleria fotografica: