Carissime/i,
con il Mercoledì delle Ceneri inizia la Quaresima, segnata quest’anno da diverse emergenze che ci vedono impegnati su più fronti.
In questo tempo liturgico il Signore ci chiede di proseguire nel nostro impegno ordinario e straordinario, ma anche di lasciarci condurre da Lui “su un alto monte”. Due sono i sentieri che papa Francesco ci propone nel Messaggio per la Quaresima “Ascesi quaresimale, itinerario sinodale” (https://bit.ly/3IcNiZS). Il primo è quello dell’ascolto, l’ascolto di Cristo che “passa anche attraverso l’ascolto dei fratelli e delle sorelle”, il secondo è l’esortazione di Gesù «Alzatevi e non temete», cioè l’invito a guardare alla Sua luce come anticipo della gloria pasquale, per essere nelle comunità “artigiani di sinodalità”, senza “paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni”.
Una prima drammatica realtà che stiamo affrontando riguarda il terremoto che ha colpito Turchia e Siria. Come sapete la CEI ha indetto per il 26 marzo, V Domenica di Quaresima, una Colletta Nazionale a favore delle popolazioni terremotate in Turchia e Siria. Per noi non è solo un’occasione per raccogliere offerte (che sono necessarie per accompagnare concretamente le persone colpite e come forma di partecipazione), ma soprattutto un’opportunità di animazione delle comunità locali, di riflessione, preghiera e conversione.
Per questo vi verrà proposto all’inizio di ogni settimana uno strumento che contiene spunti di riflessione, per l’animazione comunitaria e per le nostre liturgie. Spunti che ci accompagneranno al momento della Colletta e fino alla Pasqua.
“L’emergenza sentiero di Speranza”
INTRODUZIONE al percorso
“Intere città crollano”
Sono le 4:17 del mattino di lunedì 6 febbraio, presso la zona al confine tra la Turchia e le Siria, la terra trema. Il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri, intere città crollano, lasciando sotto le macerie decine di migliaia di cadaveri e centinaia di migliaia di feriti. Drammatica è anche la condizione di chi è riuscito a sopravvivere: non c’è acqua, non c’è cibo, manca l’energia elettrica, il
gas, le loro case sono distrutte.
“Perciò, anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e difficile dell’ingiustizia e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con tenerezza,
ci sostiene nella fatica e, soprattutto, orienta il nostro cammino”.
(Papa Francesco Messaggio per la LVI giornata della pace)
Pandemia, guerre, crisi energetica/economica… adesso anche il terremoto! Sembra di essere in un tunnel senza via d’uscita, anzi è sempre più buio. Cosa fare? Come persone impegnate nella promozione della testimonianza della carità vogliamo vivere il qui ed ora alla luce di Cristo. Vogliamo vivere questo tempo quaresimale, come cammino personale e comunitario sulle strade del mondo, per poter riconoscere i segni della presenza di Gesù, attraversare con Lui la salita al calvario, con il cuore aperto alla Speranza, alla Resurrezione.
Vogliamo essere “Pellegrini di speranza”, così come ci suggerisce il tema del prossimo giubileo. “Tutto ciò però sarà possibile se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani”.
(Lettera di papa Francesco per il Giubileo 2025)
«Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
(2 Cor 6, 1-2)
ITINERARIO QUARESIMALE 2023
“L’emergenza sentiero di Speranza”
TERZA SETTIMANA
“La preghiera come scuola di speranza in atto”
PROPOSTA: ADORAZIONE/VEGLIA EUCARISTICA
Guida:
Il Signore ci chiama a stare con Lui, nel silenzio, nell’adorazione, nell’ascolto, nella supplica.
Come la Samaritana, siamo chiamati a “dare da bere” per “essere dissetati”.
Accogliamo la sua presenza, attingiamo alla fonte di acqua viva, chiediamo il dono della Speranza
per noi e per coloro che vivono la tragedia del terremoto.
Canto ed esposizione
1° MOMENTO. DIO MIA SPERANZA
Guida:
Un primo essenziale luogo di apprendimento della speranza è la preghiera. Se non mi ascolta
più nessuno, Dio mi ascolta ancora. Se non posso più parlare con nessuno, più nessuno
invocare, a Dio posso sempre parlare. Se non c’è più nessuno che possa aiutarmi – dove si
tratta di una necessità o di un’attesa che supera l’umana capacità di sperare – Egli può
aiutarmi.
(Spe Salvi, 32)
Nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa, la speranza ci viene donata come ispirazione e luce
interiore, che illumina sfide e scelte della nostra missione: ecco perché è fondamentale raccogliersi
per pregare e incontrare, nel segreto, il Padre della tenerezza.
Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo
nuovo, in cui Dio “fa nuove tutte le cose”. Significa ricevere la speranza di Cristo che dà la sua vita
sulla croce e che Dio risuscita il terzo giorno, «pronti sempre a rispondere a chiunque [ci] domandi
ragione della speranza che è in [noi]».”
Lettore:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù
Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella
quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo
dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Lettore:
“Delicata come un fiore e solida come una montagna è la speranza.
Tanti, delusi dalla vita, l’hanno perduta e l’hanno poi ritenuta una ingannevole illusione.
Per qualcuno è un sentimento che aiuta a vivere, per altri è una forza o un’utopia che insegna a
lottare. È la prima a nascere e l’ultima a morire.
Può risultare sconfitta dai molti colpi che la vita offre, ma si fa anche strada in mezzo al gelo della
morte e rinasce dalle ceneri come un’araba fenice.
Per noi credenti in Cristo Gesù, la speranza non è solo un sentimento, una forza, una idea, ma una
persona, è Gesù stesso: “Cristo nostra speranza è risorto!”, è vivo, è con noi “tutti i giorni, fino alla
fine del mondo”. Nella santa umanità di Cristo Gesù possediamo quest’ancora solida della speranza,
che ci immerge nel cuore stesso di Dio.”
Canto
SEGNO: si porta all’altare una lampada
La fiamma che arde è segno della nostra preghiera, la quale è posta alla presenza di Gesù, affinché
con la Sua Grazia possa illuminare chi è nelle tenebre.
Sono appena rientrato ad Aleppo dopo alcuni giorni ad Homs e in visita alle principali città
della costa: Banias, Tartus, Lattakia e Jable.
Ovunque si è sentita con forza la nuova scossa di lunedì sera che ha riportato in strada tante
persone impaurite e preoccupate della stabilità delle proprie case. Molto edifici già lesionati
sono stati evacuati, si parla di circa 400 a Lattakia, 160 a Tartus. Nuovi crolli anche ad Aleppo
per fortuna sembra senza morti.
Oltre ai pesanti danni dovuti al conflitto, dai primi riscontri emergono purtroppo in alcuni
casi irregolarità nelle costruzioni, con carenze nella qualità dei materiali utilizzati che hanno
reso vulnerabili le case crollate. Anche in questo caso, ad esempio, la scarsità di ferro per le
costruzioni è dovuta all’embargo a cui il paese è sottoposto da anni, che unito all’avidità e
mancanza di scrupoli aggrava questa tragedia.
La paura è la grande emergenza ora, in tanti posti le persone erano appena rientrate a casa
ma questa nuova scossa ha rifatto sprofondare tutti nell’angoscia.
La sera le strade e i parchi si riempiono di persone che preferiscono passare la notte fuori o
in macchina.
Ancora chiese e moschee hanno le porte aperte e la possibilità di riparo, di un pasto caldo e
di condividere le preoccupazioni sono un aiuto per tanti.
Gli aiuti stanno arrivando, anche se con fatica, oltre ai paesi alleati come Russia e Iran, sono
arrivati aerei da diversi paesi arabi e grazie alla temporanea sospensione umanitaria delle
sanzioni arrivano contributi anche dall’Europa, con l’Italia in prima fila.
Ora attendiamo giorno per giorno lo sviluppo degli eventi, con coraggio e resilienza le
persone vanno avanti e la vita riprende nonostante tutto.
Nel nostro piccolo quello che possiamo fare, oltre ad aiuti concreti nell’emergenza, è provare
a tenere accesa nella prossimità la piccola fiamma della speranza!
(messaggio di Davide da Aleppo, 28 febbraio)
Preghiamo a cori alterni il Salmo 62:
Solo in Dio riposa l’anima mia;
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme,
come muro cadente,
come recinto che crolla?
Tramano solo di precipitarlo dall’alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
e maledicono nel loro cuore.
Solo in Dio riposa l’anima mia,
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.
Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia;
secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.
Silenzio di meditazione
2° MOMENTO. IO PORTATORE DI SPERANZA
Guida:
Papa Francesco ci ricorda che: l’amore di Gesù ci chiede di lasciarci toccare dalle situazioni di chi è
provato. Penso specialmente alla Siria e alla Turchia, alle tantissime vittime del terremoto, ma pure
ai drammi quotidiani del caro popolo ucraino e di tanti popoli che soffrono a causa della guerra o a
motivo della povertà, della mancanza di libertà o delle devastazioni ambientali: tanti popoli… Sono
vicino in tal senso alla popolazione neozelandese, colpita negli ultimi giorni da un devastante
ciclone. Fratelli e sorelle, non dimentichiamo chi soffre e facciamo in modo che la nostra carità sia
attenta, sia una carità concreta!
Lettore:
La Buona Notizia
Dal Vangelo secondo Giovanni 4, 5-15
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che
Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque,
affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna
samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati
in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei
giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei, infatti, non hanno
rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che
ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice
la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque
quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e
ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di
quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in
eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per
la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più
sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».
Lettore:
“La samaritana, alla quale Gesù chiede da bere presso il pozzo, non comprende quando Lui le dice
che potrebbe offrirle un’”acqua viva”. All’inizio lei pensa naturalmente all’acqua materiale, Gesù
invece intende lo Spirito Santo, quello che Lui darà in abbondanza nel Mistero pasquale e che
infonde in noi la speranza che non delude. Già nell’annunciare la sua passione e morte Gesù
annuncia la speranza, quando dice: «e il terzo giorno risorgerà». Gesù ci parla del futuro spalancato
dalla misericordia del Padre. Sperare con Lui e grazie a Lui vuol dire credere che la storia non si
chiude sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie e sul peccato che crocifigge l’Amore.
Significa attingere dal suo Cuore aperto il perdono del Padre” (Papa Francesco).
Lettore:
Dalla biografia di una santa:
“Essa curava una malata di cancro, molto sofferente. La esortò: “Pregate un po’”. Ma la malata
rispose: “Non prego, Dio non esiste, perché se Dio esistesse non sarei in queste condizioni”. La suora
continuò a curarla silenziosamente. Un giorno, inaspettatamente, la malata le disse: “Dio deve
proprio esistere!”. La suora le chiese: “Come siete arrivata a questa conclusione?”. La malata
rispose: “Il bene che mi fate non può andare perduto”. È un’affermazione profonda. Ogni vero bene
che facciamo qui nel tempo ha un valore eterno ed è oggetto della speranza cristiana. Cristo morto
è risorto, e tornato alla vita e lo stesso promette a noi. Facendo il bene, offriamo la nostra vita come
il pane sull’altare per il sacrificio eucaristico e come ricompensa riceviamo dall’altare lo stesso pane
consacrato. È il simbolo della nostra vita che deve risorgere insieme con Cristo. Nell’eternità anche
le cose piccole divengono grandi.
Lettore:
A volte, per dare speranza, basta essere «una persona gentile, che mette da parte le sue
preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una
parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza» «dire
parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece
di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (Fratelli tutti).
Silenzio di meditazione
Preghiamo insieme: (Non ti arrendere mai di Don Tonino Bello)
NON TI ARRENDERE MAI…
neanche quando la fatica si fa sentire,
neanche quando il tuo piede inciampa,
neanche quando i tuoi occhi bruciano,
neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati,
neanche quando la delusione ti avvilisce,
neanche quando l’errore ti scoraggia,
neanche quando il tradimento ti ferisce,
neanche quando il successo ti abbandona,
neanche quando l’incomprensione ti circonda,
neanche quando la noia ti atterra,
neanche quando il peso dei peccati ti schiaccia,
invoca il tuo Dio,
stringi i pugni, sorridi…e ricomincia!
SEGNO: si porta all’altare una tovaglia
Una tovaglia è destinata alla mensa, intorno alla quale si riunisce una famiglia, una comunità,
all’interno della quale ognuno cerca di vivere per l’altro. Siamo ora invitati a scrivere su questa
tovaglia una preghiera per una persona che portiamo nel cuore (segno della cura per l’altro).
Lettore:
Ogni agire serio e retto dell’uomo è speranza in atto. Lo è innanzitutto nel senso che
cerchiamo così di portare avanti le nostre speranze, più piccole o più grandi: risolvere questo
o quell’altro compito che per l’ulteriore cammino della nostra vita è importante; col nostro
impegno dare un contributo affinché il mondo diventi un po’ più luminoso e umano e così si
aprano anche le porte verso il futuro. Ma l’impegno quotidiano per la prosecuzione della
nostra vita e per il futuro dell’insieme ci stanca o si muta in fanatismo, se non ci illumina la
luce di quella grande speranza che non può essere distrutta neppure da insuccessi nel piccolo
e dal fallimento in vicende di portata storica. Se non possiamo sperare più di quanto è
effettivamente raggiungibile di volta in volta e di quanto di sperabile le autorità politiche ed
economiche ci offrono, la nostra vita si riduce ben presto ad essere priva di speranza. È
importante sapere: io posso sempre ancora sperare, anche se per la mia vita o per il
momento storico che sto vivendo apparentemente non ho più niente da sperare. Solo la
grande speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e la storia
nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell’Amore e, grazie ad esso, hanno
per esso un senso e un’importanza, solo una tale speranza può in quel caso dare ancora il
coraggio di operare e di proseguire. Certo, non possiamo «costruire» il regno di Dio con le
nostre forze – ciò che costruiamo rimane sempre regno dell’uomo con tutti i limiti che sono
propri della natura umana. Il regno di Dio è un dono, e proprio per questo è grande e bello e
costituisce la risposta alla speranza… Tuttavia il nostro agire non è indifferente davanti a Dio
e quindi non è neppure indifferente per lo svolgimento della storia. Possiamo aprire noi
stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità, dell’amore, del bene. Possiamo liberare la
nostra vita e il mondo dagli avvelenamenti e dagli inquinamenti che potrebbero distruggere
il presente e il futuro. Possiamo scoprire e tenere pulite le fonti della creazione e così,
insieme con la creazione che ci precede come dono, fare ciò che è giusto secondo le sue
intrinseche esigenze e la sua finalità. Ciò conserva un senso anche se, per quel che appare,
non abbiamo successo o sembriamo impotenti di fronte al sopravvento di forze ostili. Così,
per un verso, dal nostro operare scaturisce speranza per noi e per gli altri; allo stesso tempo,
però, è la grande speranza poggiante sulle promesse di Dio che, nei momenti buoni come
in quelli cattivi, ci dà coraggio e orienta il nostro agire.
(Spe Salvi, 35)
Silenzio di meditazione e canto di adorazione
Preghiamo
O Dio nostro Padre, origine e fonte della vita.
Nel tuo Figlio fatto uomo hai toccato la nostra carne e hai sentito la nostra fragilità.
Nel tuo Figlio crocifisso e risorto hai vinto la nostra paura e ci hai rigenerati a una speranza viva.
Guarda con bontà i tuoi figli che cercano e lottano, soffrono e amano, e accendi la speranza nel
cuore del mondo. Cristo Gesù, Figlio del Padre, nostro fratello. Tu, agnello condotto alla morte, sei
il buon pastore che porta l’uomo stanco e ferito. Rivolgi il tuo sguardo su di noi, stranieri e pellegrini
nel tempo. Fa’ di noi pietre scelte e preziose, e la tua Chiesa sarà lievito di speranza nel mondo.
Spirito Santo, gioia del Padre, dono del Figlio. Soffio di vita, vento di pace, sei tu la nostra forza, tu la
sorgente di ogni speranza. Nel tuo grande amore, rendici testimoni di speranza.
Benedizione Eucaristica
SECONDA SETTIMANA
“Cammino quaresimale/sinodale è speranza di giungere ad una trasfigurazione, personale ed ecclesiale”
PROPOSTA: LECTIO
“Lavorare in sinergia”
Come puoi immaginare la situazione già tragica del conflitto e la mancata manutenzione per via delle sanzioni ha indebolito tutte le infrastrutture. È arrivata una prima stima degli sfollati nella città di Aleppo dove hanno fatto un monitoraggio provvisorio delle strutture di accoglienza (scuole, spazi parrocchiali, moschee, ecc.), si parla di almeno 41.830 persone. Difficile censire le accoglienze informali o nei parchi pubblici e anche avere informazioni precise delle aree fuori il controllo governativo. Oltre agli aiuti di prima necessità si stanno muovendo squadre di esperti per valutare le abitazioni e permettere il rientro se le condizioni di sicurezza e stabilità sono garantite. Nel nostro piccolo ci stiamo organizzando per sostenere le persone nell’emergenza con l’aiuto dell’associzione AMU “Azione per un mondo unito” attivando la rete comunitaria del Movimento dei Focolari ad Aleppo, Hama, Latakkia. Tante congregazioni qui hanno aperto le porte delle loro strutture per ospitare le persone in questa primo momento di emergenza, le varie Chiese locali cercano di lavorare in sinergia e anche se la presenza cristiana è numericamente piccola è una presenza molto importante, ancor più in questo momento.
(messaggio di Davide da Aleppo, 12 febbraio)
La Buona Notizia Dal Vangelo secondo Matteo 17, 1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Papa: Messaggio per la Quaresima 2023
Cari fratelli e sorelle! I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono concordi nel raccontare l’episodio della Trasfigurazione di Gesù. In questo avvenimento vediamo la risposta del Signore all’incomprensione che i suoi discepoli avevano manifestato nei suoi confronti. Poco prima, infatti, c’era stato un vero e proprio scontro tra il Maestro e Simon Pietro, il quale, dopo aver professato la sua fede in Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio, aveva respinto il suo annuncio della passione e della croce. Gesù lo aveva rimproverato con forza: «Va’ dietro a me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt 16,23). Ed ecco che «sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte» (Mt 17,1).
Il Vangelo della Trasfigurazione viene proclamato ogni anno nella seconda Domenica di Quaresima. In effetti, in questo tempo liturgico il Signore ci prende con sé e ci conduce in disparte. Anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, vivendo un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso, in Quaresima siamo invitati a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per vivere con il Popolo santo di Dio una particolare esperienza di ascesi. L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Proprio come ciò di cui aveva bisogno Pietro e gli altri discepoli. Per approfondire la nostra conoscenza del Maestro, per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore, bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna. Questi requisiti sono importanti anche per il cammino sinodale che, come Chiesa, ci siamo impegnati a realizzare.
Ci farà bene riflettere su questa relazione che esiste tra l’ascesi quaresimale e l’esperienza sinodale. Nel “ritiro” sul monte Tabor, Gesù porta con sé tre discepoli, scelti per essere testimoni di un avvenimento unico. Vuole che quella esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa, come lo è, del resto, tutta la nostra vita di fede. Gesù lo si segue insieme. E insieme, come Chiesa pellegrina nel tempo, si vive l’anno liturgico e, in esso, la Quaresima, camminando con coloro che il Signore ci ha posto accanto come compagni di viaggio. Analogamente all’ascesa di Gesù e dei discepoli al Monte Tabor, possiamo dire che il nostro cammino quaresimale è “sinodale”, perché lo compiamo insieme sulla stessa via, discepoli dell’unico Maestro. Sappiamo, anzi, che Lui stesso è la Via, e dunque, sia nell’itinerario liturgico sia in quello del Sinodo, la Chiesa altro non fa che entrare sempre più profondamente e pienamente nel mistero di Cristo Salvatore. E arriviamo al momento culminante. Narra il Vangelo che Gesù «fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2). Ecco la “cima”, la meta del cammino. Al termine della salita, mentre stanno sull’alto monte con Gesù, ai tre discepoli è data la grazia di vederlo nella sua gloria, splendente di luce soprannaturale, che non veniva da fuori, ma si irradiava da Lui stesso. La divina bellezza di questa visione fu incomparabilmente superiore a qualsiasi fatica che i discepoli potessero aver fatto nel salire sul Tabor.
Come in ogni impegnativa escursione in montagna: salendo bisogna tenere lo sguardo ben fisso al sentiero; ma il panorama che si spalanca alla fine sorprende e ripaga per la sua meraviglia. Anche il processo sinodale appare spesso arduo e a volte ci potremmo scoraggiare. Ma quello che ci attende al termine è senz’altro qualcosa di meraviglioso e sorprendente, che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio e la nostra missione al servizio del suo Regno. L’esperienza dei discepoli sul Monte Tabor si arricchisce ulteriormente quando, accanto a Gesù trasfigurato, appaiono Mosè ed Elia, che impersonano rispettivamente la Legge e i Profeti (cfr Mt 17,3). La novità del Cristo è compimento dell’antica Alleanza e delle promesse; è inseparabile dalla storia di Dio con il suo popolo e ne rivela il senso profondo. Analogamente, il percorso sinodale è radicato nella tradizione della Chiesa e al tempo stesso aperto verso la novità. La tradizione è fonte di ispirazione per cercare strade nuove, evitando le opposte tentazioni dell’immobilismo e della sperimentazione improvvisata. Il cammino ascetico quaresimale e, similmente, quello sinodale, hanno entrambi come meta una trasfigurazione, personale ed ecclesiale. Una trasformazione che, in ambedue i casi, trova il suo modello in quella di Gesù e si opera per la grazia del suo mistero pasquale. Affinché tale trasfigurazione si possa realizzare in noi quest’anno, vorrei proporre due “sentieri” da seguire per salire insieme a Gesù e giungere con Lui alla meta.
Il primo fa riferimento all’imperativo che Dio Padre rivolge ai discepoli sul Tabor, mentre contemplano Gesù trasfigurato. La voce dalla nube dice: «Ascoltatelo» (Mt 17,5). Dunque la prima indicazione è molto chiara: ascoltare Gesù. La Quaresima è tempo di grazia nella misura in cui ci mettiamo in ascolto di Lui che ci parla. E come ci parla? Anzitutto nella Parola di Dio, che la Chiesa ci offre nella Liturgia: non lasciamola cadere nel vuoto; se non possiamo partecipare sempre alla Messa, leggiamo le Letture bibliche giorno per giorno, anche con l’aiuto di internet. Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto. Ma vorrei aggiungere anche un altro aspetto, molto importante nel processo sinodale: l’ascolto di Cristo passa anche attraverso l’ascolto dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa, quell’ascolto reciproco che in alcune fasi è l’obiettivo principale ma che comunque rimane sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale. All’udire la voce del Padre, «i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo» (Mt 17,6-8).
Ecco la seconda indicazione per questa Quaresima: non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari, di esperienze suggestive, per paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni. La luce che Gesù mostra ai discepoli è un anticipo della gloria pasquale, e verso quella bisogna andare, seguendo “Lui solo”. La Quaresima è orientata alla Pasqua: il “ritiro” non è fine a sé stesso, ma ci prepara a vivere con fede, speranza e amore la passione e la croce, per giungere alla risurrezione. Anche il percorso sinodale non deve illuderci di essere arrivati quando Dio ci dona la grazia di alcune esperienze forti di comunione. Anche lì il Signore ci ripete: «Alzatevi e non temete». Scendiamo nella pianura, e la grazia sperimentata ci sostenga nell’essere artigiani di sinodalità nella vita ordinaria delle nostre comunità.
Cari fratelli e sorelle, lo Spirito Santo ci animi in questa Quaresima nell’ascesa con Gesù, per fare esperienza del suo splendore divino e così, rafforzati nella fede, proseguire insieme il cammino con Lui, gloria del suo popolo e luce delle genti.
Per riflettere:
• Come sto vivendo il Cammino Sinodale? • Quali impegni mi assumo per questo Cammino Quaresimale? • Ho ancora Speranza? Sogno un mondo (la Chiesa, me stesso) trasfigurato?
PRIMA SETTIMANA
“Farsi carico della fame e aprirsi alla speranza del cambiamento”
PROPOSTA: DIGIUNO
“Ho fatto tutto quello che potevo”
Abbiamo seppellito la nostra collaboratrice (Chandrika), della Chiesa cattolica insieme ad altri due
corpi subito dopo il ritrovamento dei loro corpi. L’abbiamo cercata ininterrottamente per quasi sei
giorni con l’intento di trovarla. Siamo riusciti a trasferire le persone al sicuro in diverse città e villaggi.
Sono migliaia quelli che hanno perso tutto e le loro lacrime ci fanno capire la fragilità della vita
umana. Ho fatto tutto quello che potevo come sacerdote cappuccino cattolico e credo che Dio farà
il resto. Ci vorranno anni per ricostruire i cumuli di detriti, gli edifici distrutti, le strade dissestate e
le ferite alle vite umane. Non è affatto facile sopportare il trauma che continua a perseguitarlo
giorno e notte. Posso solo immaginare quanto sia difficile per chi non ha niente dopo il devastante
terremoto. Apprezzo le vostre preghiere in questi tempi disturbati. Sto bene e Dio sia con tutti noi!
(messaggio WhatsApp del parroco di Antiochia)
La Buona Notizia
Dal Vangelo secondo Matteo 6,1-6. 16-18
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia
davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi
presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti
nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già
ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò
che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel
segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze,
amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto
la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega
il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria
disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro
ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente
non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel
segreto, ti ricompenserà».
Parola del Papa
“Continuiamo a stare vicini, con la preghiera e con il sostegno concreto, alle popolazioni
terremotate in Siria e Turchia… Preghiamo per loro, non dimentichiamolo, preghiamo e
pensiamo cosa possiamo fare per loro”.
Io che cosa posso fare con/per loro?
DIGIUNO: “privarsi del superfluo per farsi carico dell’altro”
Il digiuno col quale si apre ogni Quaresima evoca esplicitamente il tema della fame. Fame che
accompagna da sempre tanti popoli, che vivono la diseguaglianza sociale, fame provocata dalle
guerre, fame che in questi giorni vivono i nostri fratelli della Siria e della Turchia, colpiti da questo
violento terremoto.
La proposta del digiuno, di privarsi del superfluo, ci aiuti a farci carico della fame dei fratelli.
Dal Magistero
Farsi carico della fame dei fratelli «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto
sete e mi avete dato da bere». In queste parole si trova una delle massime del cristianesimo.
Una espressione che, aldilà delle confessioni religiose e delle convinzioni, potrebbe essere
offerta come regola d’oro per i nostri popoli. Un popolo gioca il proprio futuro nella capacità
di farsi carico della fame e della sete dei suoi fratelli. E come un popolo, così pure l’umanità:
l’umanità gioca il proprio futuro nella capacità di farsi carico della fame e della sete dei
fratelli. In questa capacità di soccorrere l’affamato e l’assetato possiamo misurare il polso
della nostra umanità. Per questo, auspico che la lotta per sradicare la fame e la sete dei nostri
fratelli, insieme con i nostri fratelli, continui ad interpellarci; che non ci lasci dormire e ci
faccia sognare: le due cose insieme; che ci interpelli al fine di cercare creativamente soluzioni
di cambiamento e di trasformazione.
(Papa Francesco, discorso al Programma Alimentare Mondiale, giugno 2016)
Farsi carico della fame dei fratelli apre alla speranza: ci interpella a cercare creativamente soluzioni
di cambiamento e di trasformazione.